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Intervista all’Ambasciatore d’Italia a Ulaanbaatar Andrea De Felip

Dopo aver ricoperto numerosi incarichi nella diplomazia bilaterale presso le Ambasciate di Israele e Singapore e presso gli uffici del Ministero degli Esteri, e in seguito all’istituzione dell’Ambasciata d’Italia a Ulaanbaatar nel dicembre 2015, S.E. Andrea De Felip (nella foto con l’Ambasciatore di Mongolia a Roma S.E. Shijeekhuu Odonbaatar, al centro, e col Presidente della Camera di Commercio Italo-Mongola Michele De Gasperis, a destra) è stato nominato nuovo Ambasciatore d’Italia a Ulaanbaatar.
A seguito della cerimonia di presentazione della lettere credenziali al Presidente della Mongolia Tsakhiagiin Elbegdorj del 17 giugno, la Camera di Commercio Italo-Mongola ha intervistato il nuovo Ambasciatore.

Ambasciatore De Felip, sono passati 46 anni dall’avvio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Mongolia, e mai come ora Italia e Mongolia hanno avuto rapporti diplomatici così stretti: la visita del Sindaco di Ulaanbaatar Bat-Uul a Roma e del Ministro degli Esteri Purevsuren a Expo, quella del Presidente del Senato Grasso in Mongolia e quella in Italia del Ministro della Difesa Tsolmon; e, soprattutto, l’annuncio dell’istituzione dell’Ambasciata italiana a Ulaanbaatar. Come valuta lo stato di salute dei rapporti italo-mongoli e la loro importanza nello scacchiere politico ed economico dell’Asia? In quali ambiti bisogna approfondire e rafforzare gli interessi comuni?

L’Italia ha sempre seguito con attenzione e con grande simpatia, sin da suoi primi passi, il cammino della giovane democrazia mongola. Un cammino non facile, in un contesto regionale complesso quale quello dell’Asia nord-orientale. La decisione di aprire l’Ambasciata a Ulaanbaatar testimonia proprio il nostro desiderio di imprimere nuovo slancio ai rapporti italo-mongoli che sono già molto positivi, come evidenziato dallo scambio di visite al più alto livello da lei stesso ricordato. Vi è certamente un potenziale notevole ancora inespresso che intendiamo realizzare al meglio delle nostre capacità.

Parliamo di impresa: oggi l’imprenditoria italiana guarda sempre più all’Oriente, a mercati ormai consolidati come quello cinese e a quelli emergenti come, appunto, la Mongolia. Cosa può dare oggi l’Italia alla Mongolia e cosa la Mongolia all’Italia? Considerate le peculiarità e le possibili sinergie tra i due paesi, quale futuro immagina per i rapporti commerciali e industriali fra Italia e Mongolia?

Il baricentro dell’economia mondiale si è spostato in Asia. E’ un fatto ineluttabile, con cui non soltanto noi istituzioni ma soprattutto la nostra imprenditoria, spesso giocando di anticipo sulle stesse istituzioni, ci stiamo confrontando, al fine di coglierne le sfide e le straordinarie opportunità. La Mongolia, da canto suo, sta perseguendo con determinazione un disegno di diversificazione della sua economia, che ancora oggi è in gran parte dipendente dal settore minerario. Vi sono, infatti, settori dell’economia del paese con un eccezionale potenziale, oltre a quello minerario, ancora da realizzare pienamente. E penso ad esempio al tessile-conciario, al settore agroalimentare, alle infrastrutture di trasporto, all’edilizia abitativa e all’energia pulita, per citare i principali. Sono settori che presentano un’occasione straordinaria per l’esportazione delle nostre eccellenze produttive e del nostro know-how. Gli amici mongoli conoscono e apprezzano la nostra tecnologia in questi settori, proprio nella prospettiva di salire nella catena del valore delle loro produzioni.

Il turismo e la cultura rappresentano altri settori in cui possono essere avviate collaborazioni importanti tra Italia e Mongolia, due realtà geograficamente distanti ma entrambe ricchissime di storia e analogie. Che ruolo giocherà per l’Ambasciata la cultura e la promozione culturale?

Un ruolo molto importante. Le nostre tradizioni culturali, la nostra lingua e le nostre città d’arte costituiscono la nostra risorsa naturale più importante, e la valorizzazione di questa risorsa straordinaria, che ci invidia tutto il mondo, va di pari passo con la promozione economico-commerciale in senso stretto, integrandola e completandola. Non a caso, all’interno del Ministero degli Esteri italiano le due attività promozionali – quella commerciale e quella culturale – cadono sotto il cappello della stessa direzione generale, ovvero la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese. E lei dice molto bene: le nostre due civiltà sono entrambe ricchissime di storia e di analogie. E anche di straordinari momenti di contatto e di dialogo: fu infatti un italiano, il francescano Giovanni da Pian del Carpine, il primo inviato diplomatico europeo a essere ammesso alla corte del Gran Khan dell’impero mongolo nel lontano 1246, al termine di uno straordinario viaggio fatto praticamente a piedi dall’Italia fino all’antica capitale della Mongolia. Il resoconto della sua missione è un documento di valore storico eccezionale, il più antico resoconto europeo su storia, usi e costumi dei mongoli. I mongoli amano la nostra cultura, amano la nostra lingua e la nostra musica – in particolare la tradizione operistica italiana, ed è su queste basi che intendo costruire un ricco dialogo nella promozione culturale reciproca.

Per finire: cosa si augura per il suo mandato? Ci sono dei temi in particolare su cui insisterà la sua attività?

La mia priorità sarà sicuramente concentrarmi sullo sviluppo delle relazioni economiche-commerciali. L’obiettivo della crescita del paese è per noi prioritario e passa, ovviamente, attraverso il fondamentale strumento del potenziamento delle nostre esportazioni. Nel perseguire ciò, conto di poter far leva su quelle complementarietà dei rispettivi sistemi produttivi industriali di cui parlavo prima, alla ricerca di quelle partnership che gli stessi mongoli chiamano spesso e con insistenza le partnership “win-win”, ovvero vantaggiose per entrambi i paesi per i motivi descritti poc’anzi. Ovviamente il dialogo politico tra Italia e Mongolia è di fondamentale importanza: la democrazia mongola condivide molti dei valori della nostra democrazia, in primis la salvaguardia dei diritti umani. Basti pensare ai progressi che hanno fatto nel percorso per l’abolizione della pena di morte, che ha permesso di recente alla Mongolia di accreditarsi a pieno titolo come paese abolizionista. Ma guardiamo con grande interesse anche al ruolo internazionale geopolitico di assoluto rispetto che la Mongolia si è costruita, e in particolar modo alla nuova capacità operativa delle sue forze di difesa, che le ha rese capaci di partecipare sempre più a operazioni di peace-keeping e di supporto alla pace internazionale, un altro settore con il quale ci interessa molto dialogare con gli amici mongoli.